Vita di carlo magno pdf




















Appartenenti alla grande famiglia delle popolazioni turco-mongoliche, come gli Unni, si erano organizzati attorno ad un capo militare, il Khan e si erano stanziati nella pianura pannonica, pi o meno l'odierna Ungheria.

Essi assoggettarono i vari popoli slavi che stanziavano sul territorio, insieme agli appartenenti di un'etnia affine alla loro, i Bulgari. Pur riconvertendosi all'allevamento e alla pastorizia, non rinunciavano ad effettuare ripetute scorrerie ai confini del regno carolingio e dell'Impero Bizantino. La loro minaccia era ormai per piuttosto ridotta, ma la loro tesoreria di stato era colma di ricchezze accumulate dai sussidi che gli imperatori bizantini versano nelle loro casse e perci Carlo Magno cominci a studiare a tavolino un'invasione della regione.

Carlo aveva bisogno di una grande vittoria militare nella quale coinvolgere anche la nobilt franca in modo che essa si rinsaldasse attorno a lui. Vennero istituiti dei comandi militari alla frontiera come l'Ostmark costituente la futura Austria , per meglio coordinare le manovre dell'esercito. Le truppe imperiali procedettero nel all'invasione, percorrendo il Danubio da entrambe le sponde.

L'esercito a nord, guidato personalmente dall'Imperatore poteva effettuare collegamenti, ricevere e dare rifornimenti ed eventualmente dare assistenza ai feriti a quello stanziatosi a sud e comandato dal figlio Pipino che muoveva dal Friuli, mediante la costruzione di un ponte di barche ed al trasporto merci mediante chiatte e barconi.

Sino all'autunno dello stesso anno, i Franchi penetrarono sin nelle vicinanze della capitale avara, il "Ring" ma dovettero riparare in Sassonia a causa della stagione avanzata che causava problemi di collegamento tra i reparti, rendendo difficili le comunicazioni ed inoltre impedendo nel periodo invernale di poter mantenere le cavalcature.

Le devastazioni comunque provocarono il malcontento tra i generali avari che uno dietro l'altro abbandonarono il loro Khan convertendosi al Cristianesimo. Nel , in seguito a massacri ben pi duri di quelli perpetrati contro i Sassoni, il regno avaro cadde come un castello di carte e i pochi superstiti degli Avari si fusero con gli Slavi che abitavano nei territori un tempo da loro occupati, mentre le terre vennero ripopolate con l'immigrazione di contadini dal Friuli e dalla Baviera.

Carlo Magno, nonostante le ripetute rivolte protrattesi negli anni, non torn mai personalmente nell'area, delegando il figlio Pipino a svolgere le operazioni militari. Campagna contro i musulmani di al-Andalus. Carlo cerc di riconquistare agli arabi di al-Andalus da questo toponimo arabo prender poi il nome la regione dell'Andalusia almeno una parte della Spagna, al fine di realizzare un disegno "imperiale" di antica concezione, gi carezzato da suo nonnoCarlo Martello dopo la sua vittoria di Poitiers, e da suo padre Pipino con un primo riconoscimento concesso al Papa della cosiddetta Donazione di Costantino, rivelata, secoli pi tardi, come un falso storico grazie agli umanisti Niccol Cusano e Lorenzo Valla grazie alla quale il re franco aveva riconosciuto al Papa un dominio temporale, ottenendo in cambio l'onore di diventare il protettore della Chiesa latina.

L'intervento di Carlo Magno nella Penisola iberica fu tutt'altro che trionfale, e non privo di momenti dolorosi e gravi rovesci. Innanzi tutto Carlo cerc di inserirsi quale mediatore tra i vari emiri aragonesi in lotta tra loro nel Si ebbe la morte di uno dei due figli gemelli nell'accampamento reale nei pressi di Saragozza, dai cui cristiani, per colmo d'ironia, non ricevette alcun aiuto, palese o segreto, vista l'assai maggior convenienza di costoro di rimanere sotto la sovranit islamica[2] anzich cadere sotto il dominio del sovrano franco, la cui totale obbedienza al Papa romano metteva a rischio l'autonomia della Chiesa mozaraba, imponendo anche altri obblighi di non piccolo conto.

L'episodio ebbe sicuramente una maggior valenza letteraria che storico-militare, ispirando uno dei passi pi noti della successiva Chanson de Roland, uno dei testi epici fondamentale della letteratura medievale europea. La sconfitta di Roncisvalle non fece diminuire l'impegno di Carlo nella difesa del confine iberico, di fondamentale importanza per impedire che le armate arabe dilagassero in Francia. Pertanto, per pacificare l'Aquitania, la trasform nel in un regno autonomo, al cui vertice pose il figlio Ludovico, di appena tre anni.

Dopo la morte dell'emiro di Cordova fu proprio Ludovico, su ordine del padre, ad adoperarsi per estendere il dominio franco oltre confine e rendere sicuro il confine iberico, che successivamente raggiunse il fiume Ebro. Fu creata allora la Marca Hispanica, riconoscibile nell'odierna Catalogna, con capitale Barcellona: uno Stato-cuscinetto, dotato di una relativa autonomia, posto a difesa dei confini meridionali della Francia da eventuali attacchi musulmani.

All'inizio del IX secolo dunque, i Franchi controllavano un regno compreso tra Barcellona a occidente , la Bretagna e la Danimarca a nord , l'Italia centrale a sud , la Germania a est : il domino europeo pi ampio dai tempi dell'antico impero romano d'Occidente. Rapporti con il Papato Generalmente, i re franchi si presentavano come naturali difensori della Chiesa cattolica, avendo restituito al pontefice ai tempi di Pipino quei territori dell'Esarcato di Ravenna e della Pentapoli che per concezione comune erano creduti appartenenti al Patrimonio di San Pietro.

Carlo sapeva bene che al Papa importava soprattutto ritagliare un sicuro territorio di sua pertinenza in Italia Centrale, libero da altri poteri temporali, compreso quello bizantino. I rapporti tra l'Imperatore e il nuovo Papa, sono stati ricostruiti dalla letteratura delle missiveepistolari che i due si scambiarono per oltre un ventennio. Molte volte, Adriano cercava di ottenere l'appoggio di Carlo riguardo alle frequenti beghe territoriali che minavano lo Stato Pontificio.

Una lettera datata , contiene le lamentele del pontefice nei riguardi dell'arcivescovo ravennate, Leone, reo di avere sottratto alcune diocesi dell'Esarcato. Durante la sua terza visita a Roma nel , Carlo Magno venne raggiunto da un'ambasceria del Duca di Benevento, capeggiata dal figlio Grimoaldo.

Lo stesso duca, Arichi, implorava l'Imperatore franco di non invadere il ducato minato dalle mire espansionistiche di Adriano I che intendeva cos annettersi i territori a sud del Lazio. Carlo Magno in un primo momento mosse guerra al ducato di Benevento ma in seguito alla morte dello stesso Duca e del figlio, l'Imperatore si decise a liberarne il secondogenito Romualdo e a reinsediarlo nel regno.

Probabilmente Carlo, non voleva compromettere i precari equilibri nell'Italia meridionale. Papa Adriano I ne fu talmente risentito che i rapporti tra i due si raffreddarono irrimediabilmente.

Alla morte del pontefice nel , quando la notizia gli fu riferita, il sovrano scoppi in pianto ed il suo biografo Eginardo ci assicura che il cordoglio era sincero. Assunse la tiara Papa Leone III che dovette immediatamente vedersela con la famiglia del defunto Adriano, che ne contestava l'elezione. La guerra sotterranea tra i Palatini e i nipoti dell'ex-pontefice scoppi nel Mentre Leone guidava una processione per le vie di Roma, i due nobili Pascale e Campolo guidarono la rivolta: assaltarono la funzione e accecarono il Papa, staccandogli anche un pezzo di lingua.

Secondo il Libro Pontificale i suoi sostenitori lo salvarono e a stento ripararono sul monte Celio. La notte stessa apparve in sogno al Papa l'Apostolo Pietro che gli restitu la vista e l'udito. Carlo Magno allora lo invit a stretto giro di posta a Paderborn, sua residenza estiva in Vestfalia. Secondo alcuni storici durante questi colloqui riservati che il re franco propose al papa di coronarlo Imperatore essendo gi di fatto, padrone di gran parte dell'Europa.

In cambio si prodig per far cadere le accuse mosse al pontefice dalla nobilt romana. Immediatamente prima dell'incoronazione, nella settimana dei preparativi nel dicembre dell' il re franco costitu un'assemblea composta da nobili franchi e vescovi per far conoscere le conclusioni della commissione d'inchiesta riguardo ai due ribelli, Pascale e Campolo. Ufficialmente la sua venuta a Roma aveva lo scopo di dipanare la questione tra il Papa e gli eredi di Adriano I, che accusavano il pontefice di essere assolutamente inadatto alla tiara pontificia, in quanto "uomo dissoluto".

A questo proposito, Carlo convoc un concilio di vescovi che, trovando una scappatoia, sentenziarono che il Papa era la massima autorit in materia di morale cristiana, cos come di fede, e che nessuno poteva giudicarlo se non Dio: cos gli fu richiesto di giurare la propria innocenza su di un Vangelo, cosa che Leone III si affrett a fare.

Al termine della seduta della commissione d'inchiesta contro Pascale e Campolo, i due vennero condannati a morte - pena in seguito commutata nell'esilio - e Leone III fu riconosciuto legittimo rappresentante del soglio pontificio. Incoronazione imperiale.

Carlo Magno incoronato imperatore da papa Leone III Nella messa di Natale del 25 dicembre a Roma,nella basilica di san Pietro papa Leone III incoron Carlo imperatore, titolo mai pi usato in Occidente dopo ladestituzione di Romolo detto Augustolo nel , dato che Odoacre, il generale romano, di probabile origine scira, che depose l'ultimo Imperatore d'Occidente, restitu le insegne imperiali, di cui si era impossessato, a Bisanzio, governando l'Italia con il titolo bizantino di "Praefectus Italiae".

Esistono alcune fonti che parlano di questa incoronazione. In questo caso ne citiamo due: gli Annales e la Vita Karoli.

La prima dice che Carlo venne incoronato imperatore seguendo il rituale degli antichi imperatori romani, gli venne revocato il titolo di patrizioed acquis il titolo di Augusto. La seconda dice che se quella sera Carlo avesse saputo delle intenzioni del papa, anche se era una festivit importante, non sarebbe entrato in chiesa. Quindi, secondo questo documento, Carlo venne incoronato imperatore contro la sua volont.

La Vita Karoli racconta di come Carlo non intendesse assumere il titolo di Imperatore dei Romani per non entrare in contrasto con l'Impero Romano d'Oriente, il cui sovrano deteneva dall'epoca di Romolo Augusto il legittimo titolo di Imperatore dei Romani: quando Odoacre aveva deposto l'ultimo Imperatore d'Occidente le insegne imperiali erano state rimesse a Bisanzio, sancendo in tal modo la fine dell'Impero d'Occidente. Dunque, per nessun motivo i Bizantini avrebbero riconosciuto ad un sovrano franco il titolo di Imperatore.

Carlo avrebbe avuto gi abbastanza nemici Sassoni e Arabi, per esempio per mettersi in urto con l'Impero Bizantino. Sulla questione autorevoli studiosi, in primis Federico Chabod, hanno ricostruito magistralmente la vicenda, dimostrando come la versione di Eginardo rispondesse a precise esigenze di ordine politico, ben successive all'accaduto, e come essa fosse stata artatamente costruita per le esigenze che s'erano venute affermando.

L'opera del biografo di Carlo fu infatti redatta fra l' e l', notevolmente in ritardo rispetto alle contestate modalit dell'incoronazione.

Inizialmente le cronache coeve concordavano sul fatto che Carlo fosse tutt'altro che sorpreso e contrario alla cerimonia. Sia gli Annales regni Francorum[4] o Annales Laurissenses maiores , sia il Liber Pontificalis riportano la cerimonia, parlando apertamente di festa, massimo consenso popolare ed evidente cordialit fra Carlo e Leone III, con ricchi doni portati dal sovrano franco alla Chiesa romana tra cui una "mensa d'argento".

Solo pi tardi, verso l', nel tentativo di attenuare l'irritazione bizantina per il titolo imperiale concesso che Costantinopoli giudicava usurpazione inaccettabile , i testi franchi gli Annales Maximiani[5] introdussero quell'elemento di "rivisitazione del passato" che fece parlare della sorpresa e dell'irritazione di Carlo per una cerimonia d'incoronazione cui egli non aveva dato alcun'autorizzazione preventiva al Papa che a ci l'aveva indirettamente forzato. Il giorno della sua incoronazione, Carlo Magno si present in San Pietro tra due ali di folla, abbigliato alla romana abbandonando il consueto costume franco che prevedeva di norma braghe di lino, mantello di pelliccia e stivali annodati a stringhe , con tanto di tunicabianca, e i calzari ai piedi.

Secondo il suo biografo Eginardo, papa Leone III, dopo aver incoronato Carlo, si sarebbe prostrato a terra - secondo l'uso bizantino dellaproskynesis - quasi in segno di adorazione riferita ovviamente alla carica che l'imperatore rappresentava.

Per altri testimoni che si proclamarono oculari ma sui quali sono stati avanzati parecchi logici dubbi , il pontefice, prima di porgli la corona sul capo, lo avrebbe denudato e unto con olio santo dalla testa ai piedi. L'acclamazione popolare elemento non presente su tutte le fonti e forse spurio sottoline comunque l'antico diritto formale del popolo romano di eleggere l'imperatore.

La cosa irrit non poco la nobilt franca, che vide il "popolus Romanum" prevaricare le proprie prerogative, acclamando Carlo come "Carlo Augusto, grande e pacifico Imperatore dei Romani". Occorre tuttavia ricordare come l'incoronazione a imperatore fosse per pi d'un verso riconducibile alla volont franca gi espressa all'epoca di Pipino di riconoscere reale la falsa donazione di Costantino. In tale ottica, l'incoronazione del re franco a Imperatore sarebbe stato il corrispettivo per la legittimazione del potere temporale della Chiesa.

Secondo alcuni storici, in effetti Carlo voleva il titolo imperiale, ma avrebbe preferito auto-incoronarsi, perch l'incoronazione da parte del papa rappresentava simbolicamente la subordinazione del potere imperiale a quello spirituale. In ogni caso Carlo si trov su un piano moralmente superiore di autorit su tutto l'Occidente, che nessun re germanico aveva mai avuto fino ad allora.

L'Impero Carlo aveva unificato quasi tutto quello che restava del mondo civilizzato accanto ai grandi imperi arabo e bizantino ed ai possedimenti della Chiesa, con l'esclusione delle isole britanniche e di pochi altri territori. Dopo essersi garantito la sicurezza dei confini, Carlo procedette alla riorganizzazione dell'Impero. In tutta la sua estensione, l'Impero era suddiviso in circa province e da un numero sensibilmente maggiore di vescovati.

Ogni singola provincia era governata da un conte, vero e proprio funzionario pubblico dell'Imperatore. La marca invece, era la circoscrizione fondamentale ai confini dell'Impero che poteva comprendere al suo interno pi comitati. I pi eruditi chiamavano queste circoscrizioni.

A livello centrale l'istituzione fondamentale dello stato carolingio era l'Imperatore stesso, poich Carlo Magno era sommo amministratore e legislatore che, governando il popolo cristiano per conto di Dio, poteva avere diritto di vita o di morte su tutti i sudditi a lui sottoposti. Tutti erano sottoposti alla sua inappellabile volont, fossero anche notabili di rango elevato come Conti, Vescovi, Abati e Vassalli Regi. Nel corso dei suoi spostamenti l'imperatore Carlo Magno era solito indire importanti riunioni denominate placita nel corso delle quali amministrava direttamente la giustizia giudicando le cause che gli venivano sottoposte.

In base ai casi che gli venivano sottoposti poteva optare per promulgare nuove leggi che andavano poi raccolte nei capitularia. Sotto questa denominazione si designava il consiglio dei ministri alle sue dipendenze. Organo puramente consultivo, era costituito da rappresentanti laici ed ecclesiastici che aiutavano il sovrano nell'amministrazione centrale.

Denaro di Carlo Magno Proseguendo le riforme iniziate dal padre, Carlo, una volta sconfitti i Longobardi, liquid il sistema monetario basato sul solido d'oro dei romani. Egli e il re Offa di Mercia ripresero il sistema creato da Pipino e da Aethelberto II; Carlo tra il e il estese nei suoi vasti domini un sistema monetario basato sul monometallismo argenteo: unica moneta coniata era il "denaro". Non essendo prevista la coniazione di multipli, l'uso port all'affermazione di due unit di conto: la libbra pound, unit monetaria e ponderale allo stesso tempo che valeva 20 solidi come fu successivamente per lo scellino o denari come per il penny.

Durante questo periodo la libbra ed il solido furono esclusivamente unit di conto, mentre solo il "denaro" fu moneta reale, quindi coniata. Carlo applic il nuovo sistema nella maggior parte dell'Europa continentale e lo standard di Offa fu volontariamente adottato, dai Regni di Mercia e Kent, in quasi tutta l'Inghilterra.

Per oltre cento anni il denaro mantenne inalterato peso e lega. I primi slittamenti iniziarono nel X secolo. I primi Ottoni e misero ordine nel sistema consacrando lo slittamento del denaro in termini di peso e di fino: una "lira" ossia denari pass da g a g di una lega argentea peggiore da g di argento fino a g Rinascita carolingia Spesso si parla a torto di Rinascita carolingia, volendo sottolineare la fioritura che innegabilmente si ebbe durante il regno di Carlo Magno in ambito politico e culturale.

Ma il re franco, persegu piuttosto una riforma in tutti i campi per poter "correggere" delle inclinazioni che avevano portato ad un decadimento generale in tutti e due i campi. Ma quando l'Imperatore pensava alla ristrutturazione e al governo del suo regno, rivolgeva le sue attenzioni a quell'Impero Romano di cui si faceva prosecutore sia nel nome, sia nella politica.

La riforma della Chiesa si attu tramite una serie di provvedimenti per poter elevare, sia a livello qualitativo sia a livello comportamentale, il personale ecclesiastico operante nel regno. Carlo Magno era ossessionato dall'idea che un insegnamento sbagliato dei testi sacri, non solo dal punto di vista teologico, ma anche da quello "grammaticale", avrebbe portato alla perdizione dell'anima poich se nell'opera di copiatura o trascrizione di un testo sacro si fosse inserito un errore grammaticale, si.

Venne istituito quel motore propulsore dell'insegnamento che doveva diventare la scuola palatina, pressoAquisgrana. Sotto la direzione di Alcuino di York, vennero redatti i testi, preparati i programmi scolastici ed impartite le lezioni per tutti i chierici. In ogni angolo dell'Impero sorsero delle scuole vicino alle chiese ed alle abbazie. Carlo Magno pretese anche di fissare e standardizzare la liturgia, i testi sacri, e perfino di perseguire uno stile di scrittura che riprendesse la fluidit e l'esattezza lessicale e grammaticale del latino classico.

Neanche la grafia venne risparmiata entrando in uso corrente la minuscola carolina. La riforma della Giustizia si attu tramite il superamento del principio di personalit del diritto, vale a dire che ogni uomo aveva diritto di essere giudicato secondo l'usanza del suo popolo, con la promulgazione dei capitolari, che servivano ad integrare le leggi esistenti e che spesso sostituirono pezzi completamente mancanti dei vecchi codici.

Queste norme avevano valore di legge per tutto l'impero ed il Re volle farle sottoscrivere da tutti i liberi durante il giuramento collettivo dell' Cercando di correggere i costumi ed elevando la preparazione professionale degli operanti nella giustizia, Carlo Magno prima nella Admonitio Generalis e poi nell' cerc di promulgare dei richiami che dovevano essere vincolanti per tutti.

Si decise la diversa composizione delle giurie che da ora in poi dovevano essere costituite da professionisti e non giudici popolari e che al dibattimento non partecipassero altre persone se non il conte coadiuvato dagli avvocati, notai, scabini e quegli imputati che erano direttamente interessati alla causa. Le procedure giudiziarie vennero standardizzate, modificate e semplificate. La situazione culturale del regno sotto i merovingi e dei Pipinidi era pressoch tragica.

Carlo Magno dette impulso ad una vera e propria riforma in pi discipline: in architettura, nelle arti filosofiche, nella letteratura, nella poesia. Carlo era un illetterato ma comprendeva l'importanza della cultura nel governo dell'impero. Sotto il suo regno la grafia venne nuovamente unificata, prese forma la "minuscola carolina" fino a quel momento si utilizzavano quasi esclusivamente le maiuscole e venne inventato un sistema di segni di punteggiatura per indicare le pause e collegare il testo scritto alla sua lettura ad alta voce.

Come re d'Italia Carlo era di fatto confinante con i possedimenti bizantini nel meridione. Carlo arriv a proporre un matrimonio tra un suo figlio ed una figlia dell'imperatrice Irene. Carlo capiva per anche che la benevolenza del papato era causata dal suo isolamento rispetto a Bisanzio, per questo non cerc mai di far riavvicinare quei due poli, anzi, fece redigere i Libri carolini con i quali si immischiava nella disputa teologica delle immagini che avrebbero dovuto portare a una revisione del problema in maniera diversa dai punti di vista diCostantinopoli o di Roma.

L'incoronazione di Carlo quale imperatore era un atto che formalmente avrebbe dovuto far irritare Bisanzio, esautorata illegittimamente di un potere che le spettava. Dopo l'incoronazione, Carlo tent in ogni modo di mitigare le ire bizantine, con l'invio di importanti ambascerie e con l'espressione di un'estrema cordialit nelle sue missive.

La cosa inizialmente non ebbe buon frutto e si avvi una lunga serie di vane scaramucce. Fu solo nell' che si giunse ad un accordo: Bisanzio riconosceva l'autorit imperiale di Carlo e quest'ultimo rinunciava, in favore di Bisanzio, al possesso del litorale veneto.

Rapporti con l'Islam Con la qualifica di Imperatore, Carlo Magno intrattenne rapporti con tutti i sovrani europei ed orientali.

Nonostante le sue mire espansionistiche nella marca spagnola, e il conseguente appoggio ai governatori rivoltosi al giogo dell'emirato diCordova di al-Andalus, tess una serie di importanti relazioni con il mondo musulmano.

Corrispose addirittura con il lontano califfo di Baghdad Hrn al-Rashd, al quale chiese gli fosse concessa la protezione del Santo Sepolcro di Ges a Gerusalemme e sulle carovane di pellegrini che. Il califfo, che vedeva in lui un possibile antagonista dei suoi nemici Omayyadi di alAndalus e di Bisanzio, rispose positivamente alla richiesta anche se - con evidente ironia - gli concesse quell'onore, ma solo su un piano formale.

Non mancarono comunque missioni diplomatiche dall'una e dall'altra parte, agevolate da un intermediario ebreo - Isacco - che, come traduttore per conto dei due inviati, Landfried e Sigismondo, nonch per la sua "terziet", ben si prestava allo scopo. Ad Aquisgrana, l'Imperatore ospitava il regalo a cui teneva di pi: si trattava di un elefante, di nome Abul-Abbas, donatogli forse dietro sua stessa richiesta[9] dallo stesso califfo abbaside.

Carlo Magno: biografia, cronologia delle conquiste e storia dall'incoronazione alla morte. Pensiero del primo imperatore del Sacro Romano Impero. Carlomanno seppe amministrare le province ereditate, ma mancava di talento militare. Alla morte di Carlomanno i suoi partigiani si rifugiarono presso Desiderio , re dei Longobardi e suocero di Carlo Magno.

A seguito delle guerre che abbiamo descritte, Carlo ridusse in suo potere molte altre terre. Esse sono simili agli altri Germani per il linguaggio, ma se ne allontanano enormemente per i costumi e il modo di vivere, e Carlo le ridusse a sue tributarie. I principali tra questi popoli erano i Velatabi, i Sorabi, gli Abodriti e i Boemi e fu ad essi che Carlo mosse guerra, mentre ricevette gli altri che erano in numero maggiore in volontaria sottomissione.

Gli imperatori di Costantinopoli, inoltre, Niceforo, Michele e Leone, spontaneamente gli richiesero amicizia e alleanza e gli mandarono, a questo scopo, molti legati. Grazie ad esse, durante la vita di lui, nessun grave danno potettero arrecare i Mori in Italia e i Normanni in Gallia e in Germania.

Ebbe, inoltre, tre altre figlie: Teodrada, Hiltrude e Ruodaida, due dalla moglie Fastrada, appartenente alla razza dei Franchi orientali, ossia Germani, e la terza da una concubina della quale non ricordo il nome. Volle il re che i propri figli, maschi e femmine, fossero, prima di tutto, iniziati in quelle arti liberali che egli stesso professava.

Gli era nato da una concubina un figlio, a nome Pipino, bello di faccia ma gobbo, che ho dimenticato di ricordare tra i suoi nati. Di essa gli attori parte furono accecati, parte non ebbero pene corporali, ma vennero inviati in esilio. Era, re Carlo, di corporatura massiccia e robusta, di statura alta che, pur tuttavia, non eccedeva una giusta misura, dato che misurava sette volte la lunghezza del suo piede.

Amava anche molto i bagni minerali e spesso si esercitava al nuoto. Invitava al bagno con lui non solo i figli, ma anche i grandi del regno e gli amici e talora persino tutte le proprie guardie del corpo. Avveniva cosi che, qualche volta, scendessero in acqua con lui oltre cento uomini. Vestiva sempre col costume nazionale dei Franchi: sul corpo indossava una camicia ed un paio di mutande di lino; su di esse poneva una tunica orlata di seta e i pantaloni.

Allora acconsenti a portare una lunga tunica e la clamide ed i sandali alla moda dei Romani. Negli altri giorni, invece, il suo abito differiva poco da quello che usava il popolo. Era assai sobrio nel mangiare e nel bere; nel bere soprattutto. Mentre cenava gli piaceva udire qualche musico o qualche lettore.

Di notte, durante il sonno, si svegliava dalle quattro alle cinque volte, non solo, ma si levava anche in piedi. E, dato che non era possibile ricevere da altra parte le colonne e i marmi necessari alla costruzione, li fece venire da Ravenna e da Roma. Era molto esperto in ambedue le cose, quantunque non leggesse in pubblico e non cantasse se non a bassa voce e in coro con gli altri.

Faceva oggetto di particolare considerazione, fra tutti i luoghi sacri e venerabili, la chiesa del beato Pietro apostolo, presso Roma.



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